Natura, musica, poesia. Le eredi di Iside che inviano le loro lettere al mondo
“Nature” is what We see – “Natura” è ciò che vediamo –
The Hill – the Afternoon – la Collina – il Pomeriggio –
Squirrel – Eclipse – the Bumble bee – Lo Scoiattolo – l’Eclissi – il Bombo –
Nay – Nature is Heaven – Di più – la Natura è Cielo –
“Nature” is what We hear – “Natura” è ciò che udiamo –
The Bobolink – the Sea – Il Bobolink – il Mare –
Thunder – the Cricket – Il Tuono – il Grillo –
Nay – Nature is Harmony – Di più – la Natura è Armonia –
“Nature” is what We know – “Natura” è ciò che sappiamo –
But have no Art to say – Ma non abbiamo l’Arte di dire –
So impotent our Wisdom is Così impotente è la nostra Sapienza
To Her Sincerity – Di fronte alla Sua Sincerità –
Emily Dickinson, F721 – J668 (1863)
Emily Dickinson non sapeva quale sarebbe stato il destino della sua poesia. In vita furono diffuse solo sette poesie ma sostanzialmente rifiutò più volte l’invito a pubblicare le sue opere. Così, fantasticando sul loro destino, scriveva che le sarebbe bastato che la sua fama fosse legata a quella natura che le aveva raccontato tanto di ciò che aveva scritto. Non sapeva ancora che sua sorella Lavinia, dopo la sua morte, avrebbe reso immortale la sua voce e la sua poetica. Trovò nella sua stanza un raccoglitore contenente centinaia di poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo. A sue spese lo fece pubblicare sapendo che questo sarebbe bastato a far scoccare quella scintilla che ha poi immesso Emily Dickinson nel tempio sacro della poesia lirica. Così è stato. Ed è una fortuna per noi poterla ancora leggere.
La vita di Emily Dickinson è segnata da una sorta di “ritiro” dal mondo e ciò non per una visione aristocratica della vita, ma per una necessità di scendere nelle profondità della sua anima e amplificare la sua capacità di attenzione e di ascolto all’interno e all’esterno di sé. Ci sono solitudini che rappresentano forme di vita che vanno nella direzione di un sentire più grande e pieno di senso. La sua solitudine fu necessaria per mettersi in ascolto della propria recettività e cogliere tutte quelle presenze impercettibili e indefinibili che abitano quelle zone invisibili di cui aveva precisa consapevolezza. Sapeva anche che sono realtà che non possiamo interpretare e decifrare con il potere della nostra mente, con la ragione e il linguaggio discorsivo. Solo attraverso la parola poetica è possibile accostarsi all’enigma della natura, alla sua “infinita finitezza”, di cui noi stesse/i facciamo parte.
Ogni sua poesia è una lettera aperta al mondo in cui ha pazientemente offerto a ogni cosa, a ogni piccola e minuscola cosa, una voce, un nome, un canto per intensificare la sua importanza e la sua unicità tra la molteplicità delle cose che esistono nel mondo. L’intensità del suo sguardo, il suo metodo di osservazione guidato dagli occhi sapienti dell’amore, si riverberano nello spessore palpitante delle sue parole e ci invitano a inoltrarci nella complessità di un sentire che non può oggettivare nulla perché è avvolto esso stesso in quel legame che rende ogni cosa parte di un tutto e dove ogni cosa ha una sua natura propria.
Emily si sente profondamente parte di una natura che segue le leggi di un ordine imperscrutabile e misterioso e cerca di esprimerlo nei minimi dettagli, senza usare la violenza descrittiva o interpretativa del sapere. Anzi, è proprio dalla fiducia che ripone di fronte al suo meccanismo segreto e incomprensibile a scoprire che il mondo dell’anima è strettamente legato all’intrinseca bellezza della natura. Come quest’ultima anche l’anima fa parte di un ordine imperscrutabile che non possiamo conoscere e classificare ma di cui facciamo esperienza nel nostro sentire più profondo. Ecco perché con lei avvertiamo e percepiamo più di ciò che sappiamo. Dal canto del pettirosso fino al lavoro immateriale del ragno, dal ronzio della mosca fino alla melodia senza tempo dell’ape, dalle foreste piene di alberi superbi e affannati fino alla regalità del muschio, dalla perfezione circolare della rosa alla trasformazione misteriosa della farfalla, le sue parole dicono che tutto ciò che esiste è sullo stesso piano, avvolto dallo stesso mistero, generato da uno stesso amore e destinato alla stessa indifferenza.
Non voglio dire di più. La poesia di Emily Dickinson va letta e compresa per ciò che è. Sono tanti e importanti gli insegnamenti che possiamo ricavarne. Abbiamo il compito di fare come sua sorella. Evitare di far cadere la sua voce nell’oblio in un tempo che pur di separarsi dai disastri e dalle ingiustizie provocate da una visione patriarcale del mondo, si sbarazza di tutto ciò che invece era stato colto in un tempo antecedente. Molte cose sono state stravolte e hanno assunto un significato totalmente diverso da quello che anticamente significavano. Sta a noi recuperare il loro senso primo e non spezzare quell’antica genealogia che tiene da sempre unite le discendenti di Iside che ancora oggi scrivono lettere per celebrare la bellezza misteriosa del mondo e della natura.
Qui il file mp3 del brano di Ardesia:
The grass so little has to do – L’erba ha poco da fare –
A sphere of simple Green – Sfera d’umile verde –
With only Butterflies to brood Per allevare farfalle
And Bees to entertain – E trastullare api
And stir all day to pretty Tunes Muoversi tutto il giorno
The Brezes fetch along – A melodie di brezza,
And Hold the Sunshine in its lap Tenere in grembo il sole
And Bow to everything – Ed inchinarsi a tutto
And thread the Dews, all night, like Pearls – Infilare rugiada
And make itself so fine La notte come perle,
A duchess were too common E farsi così bella
For such a noticing – Da offuscare duchesse.
And even when it dies – to pass Quando muore, svanire
In Odors so divine – In odori divini
Like lowly spices, lain to sleep – Come dormienti spezie
Or Amulets of Pine – E amuleti di pino.
And then, in Sovereign Barns to dwell – Ed abitando nei granai sovrani
And dream the Days away, I suoi giorni trascorrere nel sogno
The Grass so little has to do L’erba ha poco da fare
I wish I were a Hay – Ed io vorrei esser fieno!
Qui il file mp3 del brano di Ardesia:
I held a jewel in my fingers Fra le mie dita tenevo un gioiello
And went to sleep – Quando mi addormentai
The day was worm, and winds were prosy – La giornata era calda, era tedioso il vento
I said “Twill Keep” – E dissi: “Durerà”
I woke – and chid my honest fingers Sgridai al risveglio le dita incolpevoli
The Gem was gone – La gemma era sparita
And now, an Amethyst remembrance Ora solo un ricordo di ametista
Is all I own A me rimane