diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 7 - 2008

Ho Letto

La scomparsa delle donne, di Marina Terragni

 

Un uomo in smoking abbraccia un manichino in abito blu da sera con un filo di perle: sostituto del corpo della donna e della sua presenza. Questa l’immagine provocatoria che ci invita alla lettura di La scomparsa delle donne[1] di Marina Terragni. Critica nei confronti di quelle teorie che propongono la scelta del sesso come un atto di volontà e non di nascita, la Terragni si oppone alla performatività del genere e al modello del cyborg, teorie che portano alla cancellazione del corpo sessuato. Questo, secondo l’autrice, avviene anche nella vita quotidiana. Grazie all’emancipazione femminile la donna è entrata a far parte della società, ma a patto di aderire al modello paritario con il genere maschile: “se vogliono godere di qualche opportunità, le donne non devono staccarsi solo dal corpo della madre, ma anche dal loro stesso e da ciò che potrebbe significare. Devono portarsi via a se stesse e infilarsi nella pelle degli uomini”[2].Se si guarda alle giovani generazioni si può notare come le ragazze nascano già con l’idea di parità e assumano i comportamenti sociali e sessuali dei maschi.

Partendo dalla propria esperienza l’autrice si propone di capovolgere la lettura ugualitaria e di vedere come la libertà femminile agisce e in quali modi: “ci sono tracce di questo universo femminile nelle parole che usiamo, in certi scarti della lingua da cui trapela inaspettatamente qualcosa d’altro[3]. Secondo l’autrice è proprio questo qualcosa d’altro da indagare, e a cui dare voce. Vedere come e dove si realizzano pratiche femminili, partendo da se stesse per individuare quali sono i propri desideri e giocarli nel mondo; liberando un nuovo modo di pensare disfando quella parte che si è costruita e che non serve più; nominando pratiche femminili per renderle visibili. Ad esempio la capacità che le donne hanno di riuscire a tenere insieme più cose, come la famiglia, i figli, il lavoro l’autosufficienza economica, la dimensione collettiva: un costante andirivieni[4]: “caricarsi di energie in un territorio e andare a spenderle nell’altro”[5]. Un modo per valorizzare la differenza femminile nel mondo del lavoro sta nel portare in questo campo tutto ciò a cui si è legate, sentimenti, relazioni e il corpo e giocarlo, vedendo le modificazioni che possono avvenire. Rompendo quello schema di ripetizione e adeguamento al modello maschile.

La Terragni capovolge la visione della nostra politica nazionale, non trattandola come una questione femminile (la necessità di ricorrere alle quote rosa per una maggiore presenza delle donne in parlamento), ma bensì di una questione maschile, degli uomini che non vogliono perdere le proprie “quote” in parlamento. Un interessante e differente modo di analizzare una situazione sociale partendo però da un diverso soggetto. Ed è proprio questo che si verifica nel corso della lettura del testo. Nel descrivere la situazione attuale, nel descrivere i limiti a cui ha portato l’emancipazione, e nel proporre invece un nuovo e più significativo modo di rivedere la realtà, l’autrice riesce a farci dare un’occhiata a come potrebbe essere un mondo in cui la presenza femminile si possa esprimere e possa portare le proprie modificazioni. Un mondo in cui uomini e donne non sono più legati a leggi di subordinazione, ma possono essere liberamente nel rispetto delle reciproche differenze.

[1]              Marina Terragni, La scomparsa delle donne. Maschile, femminile e altre cose del genere, Mondadori, Milano 2007.

[2]              Terragni, op. cit. p. 13.

[3]              Terragni, op. cit., p. 15.

[4]              In un contesto diverso si è interrogata questa capacità femminile dell’andirivieni anche nel seminario di Diotima La lingua materna dà accesso immediato all’autentica sfera della realtà ma anche della follia.

[5]              Terragni, op. cit. p. 43.