La cacciata dal paradiso
con le mani sul viso corsero
giù dalla strada
la cacciata dal paradiso
era appena iniziata
la trasformazione del reale
in un remoto angolo della vita
doloroso sgomento
sulle dita gli anelli
a testimoniare il legame
quasi gia abbandonato
gia ricordo e passato
rinchiuso nelle parole
occupava uno spazio trascurabile
leggero come una piuma
le gambe pesanti ferme
come un tronco
fossero radici antiche
per abbeverarsi in quella terra
nelle sue sussurrate parole
poi quella definitiva
la partenza all´alba
con le valigie in mano
le lacrime asciugate
zia Maria ci protegga
e poi la strada
l´arrivo in un deserto cittadino
esteso da un capo all’altro
con qualche vetrina
la televisione e la macchina di vidimazione
gente in fila
davanti a uno schermo
con le mani giunte
e la coca cola in mano
fino alla mattina
gli occhi abbassati dei passanti
la mancanza di saluto
strane usanze
vecchi confinati in cantina
lavati velocemente la mattina
nutriti di pastiglie
di pane vecchio una settimana
una chiamata al telefono
ogni tanto
un bottone telecomandato
per le urgenze
un bacio solo a natale
nelle strade due ragazzi
in folle corsa verso la meta
poi l´incendio della mente
le gambe da amputare
la mamma piange inutilmente il suo bambino
ha perso l´autorita´
quel giorno del silenzio
di fronte alla violenza del padre
il paradiso e´ passato o e´ presente
forse arriverà domani
stava in quella capanna esposta al vento
col tetto di lamiera
nel respiro lento adagiato sul seno della madre
o in una birra fresca sul banco dell’osteria
aprendo la valigia impolverata
sistemata in un angolo del ricovero di fortuna
trovò ancora intatto
tutto il proprio passato
il sangue scorreva come prima
il fuoco era acceso
la madre pronunciava le parole di prima
portava un vestito consumato
spingeva la figlia all’uscita
non voleva che restasse
desiderava per lei un’altra vita
poi un messaggio cifrato
annunciato da un bip allegro
arrivato ieri sera all’ora della cena
nel quale si leggeva
“ti prometto il paradiso”
now
Amen