diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo edizione 18 - 2022

Genere e differenza sessuale

Introduzione al ciclo di incontri “Genere e differenza sessuale” al Circolo della Rosa di Verona

L’idea di questo ciclo di incontri dal titolo Genere e differenza sessuale è strettamente intrecciata alla mia storia politica femminista.

La mia formazione inizia con le pratiche e il pensiero della differenza sessuale. L’incontro alle scuole superiori di Foggia con alcune insegnanti in contatto con la Libreria delle donne di Milano e con Diotima mi aveva “contagiata” mostrandomi un essere donna al di là delle rappresentazioni comuni, al di là del “dover essere” di stampo patriarcale, al di là degli stereotipi. Grazie a questi incontri ho scelto Verona come destinazione dei miei studi universitari e ho scelto di laurearmi con Chiara Zamboni, insieme alla quale in quegli anni ho pensato e dato vita all’esperienza del seminario politico: un libero incontro di donne e uomini all’interno degli spazi universitari per praticare la politica del simbolico.

In seguito ho incontrato l’ambiente LGBT – anche se all’epoca, parliamo del 2012, l’acronimo non si usava – con il circolo Pink di Verona, nato come Arcigay ma quasi subito staccatosi dall’associazione nazionale per divergenze politiche. All’interno del Pink ho avuto modo di conoscere in maniera approfondita la questione trans attraverso un corso di formazione dedicato all’apertura di uno sportello per persone transessuali, sportello in seguito aperto e che tutt’ora svolge il suo servizio.

Ho poi vissuto una stagione molto intensa nell’attivismo politico di Nonunadimeno, movimento transnazionale che ha contribuito largamente alla diffusione del termine “transfemminismo”. Ricordo che, almeno inizialmente qui a Verona, questa parola fu adottata con una accezione ancora non pienamente definita ma di apertura verso la sperimentazione nelle pratiche – e questo grazie al contributo di alcune, tra cui vorrei ricordare l’amica Lucia Bertell.

Ciascuno di questi contesti mi ha dato qualcosa in termini di pensiero, di pratiche, di trasformazione che non è questo il contesto per approfondire. Ciò che conta ai fini di questo articolo è che ad un certo punto mi sono accorta che questi contesti dentro di me rimanevano separati, non comunicanti. Il dibattito attorno al DDL Zan mi ha dimostrato che quella separazione che vivevo intimamente dentro di me non era solo una condizione individuale, ma qualcosa che riguardava un andamento del reale: questi diversi mondi politici non si erano mai parlati né ascoltati e durante il dibattito pubblico erano costretti a sostenere le proprie posizioni pubblicamente – cosa spesso avvenuta attaccando l’altro, oppure non tenendo in considerazione abbastanza l’esperienza dell’altro. L’altro sconosciuto o poco conosciuto… da qui l’idea di organizzare questo ciclo di incontri. Un ciclo che voleva essere innanzitutto un tentativo di dialogo. Non è un caso che questo tentativo parta da Verona perché è la città di nascita della Comunità filosofica femminile di Diotima ed è anche la città a partire dalla quale il transfemminismo ha avuto una enorme amplificazione a partire dalle proteste organizzate da NUDM contro il World Congress of Family – evento internazionale che raccoglie i sostenitori di istanze retrograde e reazionarie sotto la pretesa di una “naturalità” alla base della differenza sessuale – organizzato nel 2019 proprio qui con tanto di patrocini da parte della istituzioni locali.

Oggi mi ritrovo a ricoprire la carica di presidente del Circolo della Rosa di Verona e qui ho avuto l’opportunità di sentire accolto il vissuto di contraddizione tra ambienti politici e il desiderio non certo di risolvere la contraddizione, ma di voler vedere meglio, di dispiegarla attraverso le parole di chi vive con passione quegli ambiti politici ed è altrettanto desideroso/a di mettere in scambio la sua esperienza.

il DDL Zan ha infatti offerto l’occasione di far venire al pettine dei nodi che forse restano e resteranno tali, ma con i quali è necessario fare i conti. Abbiamo dunque voluto cogliere questa occasione per mettere in campo quello scambio, quell’ascolto che è mancato e manca da ben prima della discussione sulla DDL. L’intento era di creare un luogo politico per cercare anche solo di recuperare una migliore conoscenza dell’altro/a e per comprendere le ragioni e le motivazioni di chi mette sul piatto delle questioni che ci spiazzano, ma di cui non possiamo più non tener conto.

Non è stato facile anche, ma non solo, a causa della situazione pandemica, che ha reso difficoltosi gli incontri dal vivo. Credo che questo percorso abbia avuto un significato importante poiché veniva incontro alle esigenze di molte, poiché in molte hanno patito una situazione di polarizzazione e di mancanza di spazi di comunicazione, di spazi politici. Credo anche che sia stato un inizio e che ancora molto bisognerebbe fare nella direzione di una maggiore conoscenza e di un significativo e fecondo scambio tra ambienti politici che hanno in comune il medesimo orizzonte di lotta contro l’oppressione di stampo patriarcale.