diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 3 - 2004

Note a margine

In cerca di un codice

Il best-seller di Dan Brown, il Codice da Vinci[1], più di quattro milioni di copie vendute negli Stati Uniti, sta riscuotendo anche in Italia un successo notevole, raggiungendo anche le lettrici e i lettori più esigenti, comunemente raggruppati sotto la definizione di “intellettuali”.

A cosa è dovuto il successo editoriale del professor Dan Brown, ex docente universitario e storico dell’arte?

Una prima immediata risposta risiede nell’abilità del professore di propinare il suo sapere confezionando un thriller ben scritto e divertente, da leggere in due giorni anche in condizioni psico-fisiche di fine giornata lavorativa. Ma sicuramente c’è dell’altro, perché non tutti i libri con queste caratteristiche riescono a strappare la gente alla quotidiana pigrizia televisiva e alla conseguente abitudine di non leggere. Di che altro si tratta, allora?

 

Per quanto mi riguarda ho acquistato il libro perché mi è comparso il titolo digitando il nome “Maria Maddalena” su un motore di ricerca di Internet. Stavo infatti scrivendo una tesi intitolata La figura di Maria Maddalena nei romanzi moderni ed ho esultato pregustando una nuova versione contemporanea della Maddalena, dopo quella, mirabile, che ne ha data Josè Saramago nel Vangelo secondo Gesù[2].(2)

Con mia grande costernazione il personaggio di Maria Maddalena, nel Codice da Vinci, non compare affatto. Non può d’altronde comparire essendo il pretesto, il messaggio nascosto, che muove tutta la vicenda. Da personaggio in carne ed ossa diventa traccia da seguire, segreto da svelare. Così, dopo aver schedato e scartato il romanzo, ai fini della mia tesi, con la dicitura Passaggio dalla donna al mito ho seguito la traccia di Dan Brown.

 

Il thriller è imperniato sulla scoperta di un antico segreto che l’Opus Dei e la chiesa cattolica da una parte e l’esoterica setta del Priorato di Sion dall’altra, si contendono: il segreto del Santo Graal. Dopo una serie di assassinii e di avvincenti vicende emerge che il calice che conteneva il sangue di Cristo sarebbe stato in verità Maria Maddalena, il ventre sacro che portava la discendenza reale di Gesù, il Sang Réal, essendo sua sposa e madre dei suoi figli. La sua importanza come figura storica incarnante il femminino sacro rimanderebbe in verità al culto della dea Madre, di origine pagana, incentrato sui valori della fertilità e della prosperità. Per occultare questo pericoloso segreto, che avrebbe sminuito la divinità di Gesù e il ruolo della Chiesa come unica intermediaria per avvicinare l’umanità alla divinità, la chiesa cattolica avrebbe lanciato una campagna diffamatoria ai danni della Maddalena, fin dai tempi di Costantino, etichettandola come prostituta, mentre in verità apparteneva all’importante tribù di Beniamino. La ricostruzione storica della vicenda procede sotto forma di racconto ad opera degli studiosi protagonisti del romanzo:

Secondo il Priorato Maria Maddalena era incinta prima della crocifissione. Per proteggere il figlio che doveva ancora nascere, non aveva altra scelta che lasciare la Terrasanta: con l’aiuto di Giuseppe di Arimatea, zio di Gesù e suo fedelissimo, Maria Maddalena raggiunse segretamente la Francia, allora nota come Gallia, dove trovò un rifugio sicuro nella comunità ebraica. E fu in Francia che diede alla luce una figlia a cui venne dato il nome di Sarah [3].

Sintetizzando il seguito, emerge come la discendenza sia stata allevata tranquillamente in Francia fino al V secolo, periodo in cui, con mossa ardita, si è imparentata con i re di Francia dando origine alla dinastia dei Merovingi, fino al loro quasi completo sterminio, alla fine del VII secolo, in seguito all’assassinio di Dagoberto, pugnalato in un occhio mentre dormiva. Riuscì però a fuggire il figlio Sigisberto, continuando la dinastia, di cui fece parte più avanti Goffredo di Buglione, fondatore del Priorato di Sion. I membri del Priorato avevano il compito di proteggere nei secoli sia i documenti del Sang Réal, nascosti accanto alla tomba della Maddalena, attestanti l’albero genealogico di Gesù, sia i discendenti di Cristo, sempre in pericolo.

Sophie, nel Codice da Vinci, è l’erede simbolica e reale di questa tradizione.  E’ impegnata insieme a Robert Langdon – studioso di simbologia, ingiustamente accusato della serie di omicidi compiuti ai danni dei più importanti componenti della setta del Priorato – a decifrare l’enigma del Santo Graal, in una sorta di caccia al tesoro esoterica escogitata dal nonno, prima di essere assassinato, per trasmetterle il segreto. Dopo aver superato una serie di prove iniziatiche, Sophie arriva a riconoscersi come la diretta erede della dinastia reale di Gesù e della Maddalena. Oltre alle numerose prove di coraggio e di intelligenza, deve soprattutto superare lo scoglio dell’accettazione della natura sessuale della tradizione segreta che il nonno custodiva. La setta del Priorato pare, infatti, fondata sullo hieros gamos, rituale sessuale attraverso cui l’uomo e la donna avevano anticamente l’esperienza di Dio

Il rapporto sessuale era la venerata unione della due metà dello spirito umano, maschio e femmina, attraverso cui il maschio poteva trovare l’integrità e l’unione con Dio [4].

Segue l’inevitabile lieto fine della storia d’amore con Robert Langdon, ingrediente immancabile di ogni best seller che si rispetti, di cui bisogna però ammettere che Dan Brown non ha abusato.

 

Non entro nel merito del “minestrone” storico cucinato dall’autore, che condisce con qualche pizzico di verità una serie di leggende medievali e racconti esoterici su Maddalena. Fra le fonti, anche se non citata, spicca la versione del fortunoso approdo in Francia della Legenda Aurea, scritta dal domenicano Jacopo da Varagine, a cui dobbiamo fra l’altro l’immagine di Maddalena come “eremita”, oltre che come “pentita”. Approdo in Francia che giustifica l’ambientazione del romanzo a Parigi.

Non entro nel merito perché si tratta appunto di un romanzo e come tale va trattato. Ciò che turba è che si tratta di un romanzo scritto quasi completamente sotto la forma della ricostruzione storica rigorosa, pur non essendolo affatto. Se questo è il limite del libro (fino a provocare le ire di Franco Cardini che lo stronca su Famiglia Cristiana, intitolando la recensione il Codice delle bufale) è allo stesso tempo la sua forza, o perlomeno una possibile causa del suo successo.

E’ la ricerca del segreto, del segreto storico ciò che affascina i lettori. Come se si sapesse che la storia ufficiale, cosiddetta rivelata, nasconde in verità molte cose ancora da svelare. Proprio i confini indefiniti della  fiction permettono percorsi esplorativi che, pur nella mancanza del rigore  della ricerca scientifica, restituiscono tutta la complessità della storia, in quanto passato percepito nel presente. La percezione storica include l’immaginazione, i sentimenti e i desideri, cioè tutto quel residuo di vissuto, non accolto dalla storiografia ufficiale. Se è doveroso dubitare delle risposte, è comunque da salvare la legittimità delle domande che sottende ogni grande diffusione di un fenomeno culturale. Non c’è poi tanto da scandalizzarsi se pensiamo che tutti i bellissimi quadri raffiguranti Maddalena “pentita” sono basati su quello che la chiesa cattolica stessa riconosce, nel 1969, come un clamoroso falso storico. Nella revisione del calendario dei santi viene infatti meno la necessità del “pentimento” non tanto per insufficienza di prove quanto perché il fatto non è mai sussistito. Il Concilio vaticano II, nella revisione del Messale romano rettifica l’immagine della peccatrice ribadendo che il giorno a lei dedicato

Celebra solo colei a cui Cristo apparve dopo la rissurezione e in nessun modo la sorella di santa Marta, né la peccatrice alla quale il Signore perdonò i peccati [5]

 

Detto in parole molto povere, di balle se ne sono sempre dette tante e chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Uno dei meriti del Codice da Vinci è di non riciclare quella della prostituta e di costruire un racconto che restituisce importanza alla donna, quella vera in quanto sessuata e non solo all’immagine della Madre Vergine, in relazione a maschi celibi, altrimenti denominati Figli. L’immagine di Maria Maddalena veicolata dal romanzo costituisce in questo senso un dovuto atto riparatore della diffamazione secolare nei suoi confronti. Essendo il danno a livello di immaginario collettivo è significativo che  su questo piano sia la rettifica.

Che sia questo che è piaciuto al pubblico?

Forse il romanzo risponde al bisogno di restituire dignità simbolica alla sessualità, come momento fondante di quel mistero che è il rapporto con il divino.

Forse risponde alla ricerca di un codice nuovo nella relazione fra i sessi che superi il vizio delle origini di una divinità declinata esclusivamente al maschile. Domande e bisogni che, da sempre, quando non trovano risposte nella realtà codificata, prendono la strada dell’immaginario.

E seguono quello che trovano sul mercato.

 

[1]              Dan Brown Il Codice da Vinci, Mondadori, Milano 2004.

[2]              Josè Saramago Il Vangelo secondo Gesù, Bompiani, torino, 1983

[3]              Ivi, pag.299.

[4]                     4Ivi, pag.363.

[5]              Calendarium Romanum generale, Roma, pp.97-98 e p. 131