diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 5 - 2006

Ho Letto

“Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura”, di Liliana Rampello

Il libro di Liliana Rampello ( Il Saggiatore, Milano 2005) offre un’analisi complessiva dell’opera di Virginia Woolf, dai diari ai romanzi ai saggi teorici, all’insegna dello sforzo dell’autrice inglese di “pensare le cose come sono” e di offrire una “scienza della vita quotidiana”, cioè di costruire un pensiero che, dalle pieghe della quotidianità, si muove alla ricerca di senso e sa ampliare l’orizzonte fino a sfiorare i grandi temi della politica e della storia novecentesche.

Uno dei meriti del testo, a partire dall’inclusione della Woolf nell’orizzonte della differenza sessuale, è quello di non limitarsi solo all’analisi dei saggi dedicati esplicitamente alla condizione femminile – Una stanza tutta per sé e Le tre ghinee -, ma di mostrare l’agire della differenza sessuale anche e soprattutto nella produzione narrativa.

Ne risultano dei ritratti di donne non emancipate, che, a partire da una quotidianità ordinaria, mostrano una “competenza di esserci” e coltivano un sapere di esperienza necessario alla vita di tutti. Figure come quelle di Mrs. Dalloway e di Mrs. Ramsay mostrano una capacità tutta femminile di tessere relazioni e di tenere insieme quelle che per la ragione sono coppie dicotomiche: sanità/follia, memoria/oblio, vita/morte, ecc. Queste ultime non sono unificate dialetticamente, ma legate insieme da un’arte dell’esistenza che sa accoglierle entrambe. L’accento cade su una quotidianità che, lungi dall’essere ridotta al significato impoverito di una ripetizione scoraggiante, si trasforma in una cerimonia, allude a una trascendenza del vivere quotidiano e a una sua possibile sacralità.

Liliana Rampello mostra bene come la Woolf, che, nei saggi dedicati alla condizione femminile, ha preso risolutamente le distanze dal femminismo emancipatorio e rivendicativo, abbia saputo efficacemente illustrare, nei suoi romanzi, delle vite di donne non emancipate, ma profondamente segnate dalla differenza femminile, che si esprime in loro soprattutto in una competenza di esserci e di tessere relazioni.

Tuttavia, rispetto al pensiero della differenza sessuale, di cui la Woolf è stata appunto pioniera e anticipatrice, una contraddizione è rappresentata dall’ideale dell’androginia, che affiora qua e là nei suoi testi: l’idea di una pacificazione fra la parte femminile e quella maschile nella mente androgina dell’artista sembra infatti cancellare il significato della differenza sessuale. La Rampello affronta tale contraddizione sottolineando come l’ideale dell’androginia, nella Woolf, non comporti in realtà il rinnegamento della differenza sessuale, ma la sua apertura a un orizzonte di trascendenza. Alla ricerca di un luogo di pace, oltre la rabbia per il modo in cui gli uomini hanno trattato le donne e oltre la sudditanza ai criteri maschili, la mente della donna artista lo trova nell’immagine della conciliazione in sé di maschile e femminile, ma con un dosaggio che deve sempre tener conto del proprio radicamento nella differenza sessuale. In definitiva, l’immagine dell’androginia, secondo la Rampello, è il modo con cui la Woolf ha cercato di raffigurare la capacità, per entrambi i sessi, di pensare l’universale.

Questa spiegazione convince, ma non del tutto. Forse, varrebbe la pena di dire che, rispetto al pensiero della differenza sessuale nella sua formulazione attuale, questa rimane comunque una contraddizione non risolta. Che del pensiero della differenza la Woolf sia stata una pioniera, non c’è dubbio, ma, proprio per questo, sarebbe opportuno mostrare anche come la sua singolarità di donna e di artista non rientri totalmente in tale orizzonte.

Questo non inficia comunque la validità del taglio assunto per la lettura della produzione saggistica e narrativa della Woolf, quello appunto della differenza sessuale. Questa chiave di lettura si rivela infatti  estremamente pertinente e capace di restituirci questioni valide anche nel nostro presente. Fra le molte, ricordo solo la contraddizione, incarnata dal personaggio di Millicent Bruton in Mrs. Dalloway, per cui una donna emancipata, che voglia occuparsi di politica ed entrare così in un ambito tradizionalmente maschile, rischia di virilizzarsi e di omologarsi all’uomo.

Da questo rischio si tengono lontane le donne non emancipate, protagoniste dei più importanti romanzi della Woolf: è a loro, donne comuni ma ricche di talento nel vivere e nel coltivare relazioni, che la Woolf rende omaggio, e la Rampello con lei. E’ un omaggio doveroso, da parte di chi dà valore alla differenza sessuale, ma senza dimenticare che anche qui c’è una contraddizione, che la Woolf stessa ha bene espresso quando ha affermato che, per scrivere, ha dovuto prima uccidere un fantasma che le si parava davanti, quello dell’ “angelo del focolare”.