diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 11 - 2012

Di là dal mare

Processo per stupro in Tunisia

Il 26 aprile 1979 la RAI trasmetteva ‘Processo per stupro’ ed è stato uno shock nazionale”. Lo stesso shock provato dalla Tunisia leggendo su Internet la vicenda di una ragazza che, dopo aver accusato tre poliziotti di averla stuprata, è stata messa sotto processo insieme al suo fidanzato per atti contrari alla morale.

E’ una Tunisia nuova quella che assiste al suo primo Processo per stupro. E’ la Tunisia della rivoluzione, la Tunisia libera, ma che sta conoscendo una pericolosa deriva religiosa nella vita quotidiana. E’ una Tunisia dove le donne sono scese sull’avenue Habib Bourghiba per liberare il Paese dalla dittatura di Ben Ali. A urlare “dégagé” sulle strade non erano solo gli uomini, anzi erano soprattutto donne. E sono sempre le donne a manifestare per la loro libertà quando il 14 agosto, giorno della festa nazionale della donna, l’Assemblea costituzionale discute della possibilità di modificare un articolo della Costituzione, parlando di “donna come elemento complementare dell’uomo”. La riforma viene bloccata grazie alle grandi manifestazioni in tutto il Paese. E anche in questo caso sono ancora le donne a scendere in strada per la libertà. Era il 2 ottobre scorso, quando davanti al Tribunale una piccola folla ha manifestato tutto il suo sdegno per la vicenda di quella ragazza. In duecento persone hanno mostrato cartelli e striscioni sui quali era scritto “Rivoluzione rubata, donna velata, ragazza violentata” (in francese: voler, voiler, violer) e “Nel mio paese la polizia mi violenta e la giustizia mi accusa”. E’ stato infatti il Ministero degli Interni a schierarsi apertamente in difesa dei tre agenti, creando un senso di profonda ingiustizia tra la gente.

La giovane donna, 27 anni, è stata violentata da un gruppo di tre poliziotti il 3 settembre, dopo essere stata sorpresa in auto, ai giardini di Cartagine, mentre si trovava insieme al suo fidanzato. Un “atteggiamento immorale” secondo gli agenti, che meritava di essere punito. Così si è proceduto a uno stupro di gruppo, mentre il fidanzato veniva tenuto fermo da uno dei tre. Alla terribile esperienza ha fatto seguito la beffa dell’arresto dei due fidanzati per oltraggio al pudore. La vicenda però non è passata inosservata e proprio com’era stato per la rivoluzione, anche ora è attraverso Internet, Facebook, Twitter che le donne tunisine sono venute a conoscenza di quanto stava succedendo. Stavolta lo stupro era online. Le telecamere delle televisioni, ormai sulla strada della libertà di stampa, hanno riportato la terribile vicenda. Una sommossa popolare di cui il governo non aveva tenuto conto. Tanto che il primo ministro tunisino Hamadi Jebali è dovuto intervenire pubblicamente per condannare lo stupro promettendo che i colpevoli saranno puniti severamente. “Questo atto dei poliziotti – ha detto – è imperdonabile, non c’è alcuna giustificazione a questo atto barbaro che va contro tutti i nostri valori morali”. “Come capo del governo – ha aggiunto – condanno l’atto di questi poliziotti che saranno giudicati severamente… L’essenziale in questa vicenda è l’inaccettabile attentato alla dignità di una donna”.

E mentre la Tunisia attende con ansia la sentenza, anche l’Ong internazionale Avaaz ha lanciato una petizione volta a raccogliere diecimila firme che esprimano tutta la loro “indignazione” nei confronti di questa vicenda.