diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 1 - 2003

Il Dio delle Donne

Dissolta da un mondo e in un modello. Maria di  Magdala

La figura di Maria di Magdala, detta la Maddalena, ha ispirato nei secoli centinaia di artisti. Di lei ci restano migliaia di immagini, specialmente di tipo letterario e iconografico. Anche i Vangeli sinottici costruiscono, con poche frasi sintetiche, sceneggiature di rara potenza espressiva, nella descrizione della Maddalena ai piedi di Gesù a casa del Fariseo, ai piedi della croce durante la Passione o durante la Deposizione, testimone della Resurrezione nell’orto.

Onnipresente nella rappresentazione dei momenti cruciali della vita di Gesù, la vediamo raffigurata con lunghi e bellissimi capelli, spesso vestita di rosso (entrambi simboli di potenza sessuale), mentre tocca e bacia il Signore in diverse parti del corpo, da vivo e da morto. Anche i numerosi “noli me tangere“, esplicitando il divieto, tradiscono la consuetudine al contatto fisico, indizio di confidenza e familiarità con il Cristo.  Alla profusione di immagini sacre non corrisponde, nelle fonti ufficiali della Chiesa, altrettanta abbondanza di spiegazioni. Anzi, per quanto lo si cerchi, non c’è, nei Vangeli riconosciuti, alcun commento ai fatti. Diversa è la situazione nei Vangeli apocrifi.

Nel “Vangelo secondo Filippo” alla domanda degli apostoli sulla preferenza di Gesù per la Maddalena, il Signore risponde:

 

“Perché non voglio tanto bene a voi quanto ne voglio a lei? Un cieco e un vedente non sono diversi quando stanno al buio. Quando ci sarà la luce chi ci vede vedrà la luce e il cieco resterà al buio” (Vangelo secondo Filippo 64, 1-10)

 

La mancanza del tredicesimo apostolo (o forse del primo?) dalla lista ufficiale rimanda a un’invisibilità che è più che altro un problema di cecità dei presenti. Ampliando la portata del noto proverbio sulla sordità ad altri sensi, si potrebbe dire che “Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”. Pietro esprime senza tanti giri di parole quest’esigenza arrivando ad invocare Gesù affinché la faccia letteralmente “scomparire”:

 

“Fa’ che Maria scompaia dalla nostra presenza, perché le donne non sono degne di vivere.” (Vangelo secondo Tommaso, log. 114).

 

Paradossalmente l’antichissimo e persistente culto della Maddalena, di chiara matrice gnostica, diffusosi specialmente nella Francia medievale e nell’Italia paleocristiana, riposa proprio sull’assunto di un progetto di salvezza che ha effetti solo se rimane nascosto. Il ruolo di guida di questa donna alla comprensione dei misteri divini è riservato agli “Eletti”, a chi riesce a cogliere la verità celata nei simboli e nelle immagini allegoriche:

 

“La verità non è venuta nuda in questo mondo,  ma in simboli  ed immagini. Non la si può afferrare in altro modo. Vi è una rigenerazione ed un’immagine della rigenerazione. Bisogna veramente rinascere per mezzo dell’immagine. Cos’è la resurrezione? L’immagine deve risorgere per mezzo dell’immagine.” (Vangelo secondo Filippo,67,10).

 

Il pensiero gnostico affida all’immagine il ruolo di custode della verità, sia perché quest’ultima non può essere mai “detta”, ma solo rappresentata, sia perché la figura allegorica e l’immagine artistica sfuggono alla necessita’ del “giudizio”. Sono, infatti, contenitori opachi di quel “resto” di significato che sfugge alle  vicissitudini storiche, con i tagli e le negazioni che queste portano con se’. La verità dell’immagine è  tutelata dalla molteplicità dei piani di lettura a cui si presta,

E’ senz’altro un fatto che l’impossibilità di una ricostruzione “scientifica” della vita della Maddalena , unita al fascino che ha da sempre esercitato, abbia favorito la creazioni di immagini artistiche talvolta molto audaci e spregiudicate. Marguerite Yourcenar, ad esempio, in Maria Maddalena o della salvezza riscatta l’abiezione della “figura” della prostituta accostandola arditamente a quella di un Dio che, incarnandosi, accetta il contatto contaminante del mondo:

 

“Aveva preso alloggio nella locanda del tempo, si era prodigato con innumerevoli passanti che rifiutavano di dargli l’anima, ma pretendevano da lui ogni sorta di gioie tangibili. Aveva sopportato la compagnia dei banditi, il contatto dei lebbrosi, l’insolenza dei gendarmi: accettava come me l’orribile sorte di appartenere a tutti.”.

 

A livello della teologia gnostica il “Vangelo secondo Maria” sembra reintegrare la “disssoluzione” di Maddalena in un “modello”, in una sorta di cristologia femminile in cui proprio il misconoscimento del mondo è segno caratteristico di una diversa appartenenza spirituale:

 

“In un mondo venni dissolta da un mondo e in un modello, da un modello che sta in cielo. E dalla catena dell’oblio che è passeggera” (Vangelo secondo Maria,16,21 -17,4).

 

 

 

 

* Le citazioni sono tratte da:

Vangelo secondo Maria in Esther de Boer, Maria Maddalena oltre il mito, editrice Claudiana

Vangeli secondo Filippo e secondo Tommaso in I vangeli apocrifi,  editi da Einaudi

Marguerite Yourcenar, Opere, edito da Bompiani.