diotimacomunità filosofica femminile

per amore del mondo Numero 6 - 2007

Insegnare Filosofia Forum

Approfittare dei manuali?

Mi sembra di avere un’idea abbastanza chiara di quello che non voglio da un manuale di storia della filosofia. Non voglio che ricada in un universalismo neutro perché mi tralascia come donna. Tagliata dentro-fuori e fine.

Non credo sia sufficiente prendere i manuali in circolazione nelle aule e negli zaini e aggiungere un’introduzione sul sessismo dei filosofi nel primo volume e un capitolo sulla teoria della differenza sessuale nel terzo, quello dedicato al ‘900 (il secondo volume, quello di mezzo, sarebbe già a posto così per buona pace degli editori). Un collega di scuola mi ha anche detto che è un importante riconoscimento che ci siano, nei manuali più aggiornati, diverse pagine dedicate a Irigaray. Ma mi sembrerebbe cecità il contrario. E perché lo stesso discorso non me lo ha fatto su Derrida per esempio?

Un’impostazione manualistica aggiuntiva non rende conto degli spostamenti simbolici che sono avvenuti nelle menti delle filosofe e nelle vite delle donne, è un’impostazione che rischia di inserire il pensiero della differenza come uno tra i tanti cittadini muniti di documenti regolari e permesso di soggiorno  nello stato filosofico ed editoriale. Non è quello che sento, non è certo quello che ho appreso a Diotima, non è quello che intendo comunicare come insegnante.

Per quanto riguarda quindi le nuove linee direttrici da consigliare all’editoria per la scuola, per prima cosa non posso fare a meno di avvertire (sia nel senso di percepire ma anche di premettere) quelle che sono le mie direttrici interiori. Orientante è per me il cambiamento prospettico e il guadagno teorico che Approfittare dell’assenza[1] ha delineato. Questo si traduce nel non aver paura o  senso di disagio nel non esserci, nel non essere le donne presenti in modo continuo sulla scena storica e filosofica. L’assenza non ha più nella mia mente né la forma né la forza di un vuoto vertiginoso e annichilente. Mi sento inoltre libera dalla trappola di dovere a tutti i costi giustificare o cercare di colmare le assenze (almeno quelle che vengono definite tali). Il contrario mi sembrerebbe un muoversi in odore di quote rosa, per quanto inconsapevolmente ma non per questo in modo meno deleterio. Anche la proposta di Adriana Cavarero di affiancare ad ogni pensatore un testo di una filosofa contemporanea che vada a decostruire e a svelare l’ordito androcentrico e patriarcale della sua teoria può essere una mossa rischiosa[2]. Non per la  ripetitività sottesa, ma perché questo lavoro può dissimulare un desiderio di revanche che conosco e riconosco per averlo a volte, in passato, lasciato agire indisturbato in me. E’ importante invece che un libro di testo possa mostrare come la presenza delle donne non sia continua, ma che presenza e assenza vanno interpretate diversamente e strappate alla logica che tende a far coincidere con il niente la seconda e a riconoscere esistente solo la prima. Penso a dei manuali che inizino mettendo subito in evidenza che la libertà femminile ha aperto nuovi orizzonti e nuovi sguardi. E’ da tale apertura del presente che si può dialogare con la tradizione, immettendo domande vive, praticando un ascolto attento, ricettivo a quanto, pur appartenente alla matrice generante del pensiero, non è stato messo sempre in luce.

Valorizzare l’assenza-presenza femminile, i momenti radianti, utilizzando l’espressione di Chiara Zamboni[3], significa anche saper convivere con i momenti più oscuri e con le imprevedibili rifrazioni e riflessioni a cui i raggi si espongono nel loro propagarsi.

Il manuale, anche attraverso il suo stesso definirsi come libro che sta tra le mani, mi rimanda al legame non astratto che il pensiero intrattiene, anche quando tenta di celarlo, con la vita, con la profondità e l’oscurità delle nostre esistenze irrimediabilmente sessuate, attraversate da una differenza non codificabile.

[1]                Diotima, Approfittare dell’assenza, Liguori Editore, 2002.

[2]                V. Adriana Cavarero, Il principio parità,  pubblicato in www.aie.it/Polite/Vademecum%2003.pdf

[3]                Chiara Zamboni , Momenti radianti, in Diotima, Approfittare dell’assenza, cit.